Un Macchi C.205V equipaggiato con un filtro antipolvere Nord Africa, simile a quello portato da Angelo Zaccaria.
Un Macchi C.205V equipaggiato con un filtro antipolvere Nord Africa, simile a quello portato da Angelo Zaccaria.
Un Macchi C.205V equipaggiato con un filtro antipolvere Nord Africa, simile a quello portato da Angelo Zaccaria.

Il 12 ottobre 2013 i membri di un gruppo italiano di ricerca storica aeronautica denominato Gruppo Ricerche Storiche Aeronautiche (GRSA) hanno recuperato i resti di un Macchi C.205 Veltro pilotato dal Sergente Maggiore Angelo Zaccaria, precipitato con il suo velivolo il 18 marzo 1944 presso Fiume Veneto (PN). La signora Danila Trevisan, proprietaria del terreno dove è caduto il velivolo, ha dato il permesso per il recupero, così come le autorità comunali e locali.

La GRSA ha finanziato privatamente il recupero, e ha intrapreso la sua missione sia con sensibilità per la famiglia del pilota scomparso, sia con il desiderio di raccontare la sua storia insieme agli altri aviatori italiani nei cieli del Friuli. Lo scopo dell’associazione è quello di studiare e ricercare eventi e tematiche relative all’Aeronautica Militare Italiana nella regione Friuli-Venezia Giulia, senza riferimento ad un particolare periodo storico. Attualmente il GRSA collabora a varie attività culturali. Il suo progetto più noto finora è stato il recupero nell’ottobre 2007 dei resti del pilota della Luftwaffe Kurt Niederhagen e del suo Messerschmitt Bf.109 G-6 abbattuto il 30 gennaio 1944 nelle campagne di Concordia Sagittaria (Venezia).

Eliche Macchi C.205Gli abitanti e gli appassionati di aviazione della zona erano a conoscenza di questo aereo da molti anni, e i documenti dello schianto erano disponibili negli archivi della città. Il GRSA aveva solo bisogno di sorvegliare il luogo dell’incidente conosciuto con i metal detector, e raccogliere fondi per affittare l’attrezzatura specializzata necessaria per scavare il terreno. Purtroppo, a causa della violenza dell’impatto dell’aereo durante lo schianto, solo poche parti del Macchi sono rimaste sul posto. Le parti più riconoscibili recuperate furono alcune valvole del motore DB-605 e una delle tre pale dell’elica Piaggio.

Il Macchi C.205 era uno sviluppo del precedente C.202 Folgore. Con una velocità massima di circa 400 mph ed equipaggiato con una coppia di cannoni da 20 mm e mitragliatrici Breda da 12,7 mm, il Macchi C.205 Veltro era molto rispettato dai piloti alleati e della Luftwaffe. Considerato come il miglior caccia italiano della seconda guerra mondiale, si dimostrò estremamente efficace in azione contro i bombardieri alleati, e capace di scontrarsi alla pari con caccia rinomati come il North American P-51D Mustang, una capacità che incoraggiò la Luftwaffe ad utilizzare un certo numero di questi aerei per equipaggiare un proprio gruppo di caccia.

Il maggiore Angelo Zaccaria era uno dei trenta piloti del 1° Fighter Group decollati dall’aeroporto di Campoformido il 18 marzo 1944 per intercettare un bombardamento statunitense contro gli aeroporti del Friuli. Si trattava di una grande incursione, composta da 350 bombardieri scortati da 126 caccia. Cinque B-17 Flying Fortresses e due caccia furono persi dai caccia italiani con l’aiuto dei loro alleati tedeschi che decollarono dai campi di Maniago e Lavariano.

Un giovane Angelo Zaccaria e il suo "Veltro."
Un giovane Angelo Zaccaria e il suo “Veltro.”

Nonostante queste vittorie i “cacciatori” italiani persero tre Macchi 205. I piloti di due di questi Veltro, i tenenti Stabile e Cavatore, si salvarono. Zaccaria non fu così fortunato. Danneggiò il motore destro di un P-38 Lightning pilotato dal Tenente Kob, ma un altro P-38 pilotato dal Tenente Phillips dell’82° FG colpì il suo Veltro. Zaccaria tentò di lanciarsi, ma il ventiseienne pilota di Ravenna fu ferito a morte durante il combattimento con il tenente Phillips. Il suo corpo, appeso ad un paracadute mezzo aperto, cadde a terra proprio davanti alla chiesa principale di Pescincanna.

Il maggiore Zaccaria fu sepolto nella sua città natale, Ravenna.

Angelo Zaccaria nacque a Ravenna il 12 aprile 1917 e conseguì il brevetto di pilota con il Fiat AS.1 all’Aero Club di Ravenna il 24 gennaio 1938. Entra nella Regia Aeronautica (RA) il 9 giugno dello stesso anno. Nominato sergente il 22 giugno, frequentò la Scuola di Volo della RA a Pescara, poi si trasferì ad Orvieto fino ad entrare nella Scuola di Caccia di Foligno.

Il 4 luglio 1939 entrò in una squadriglia operativa, la 6a Squadriglia del 14° Stormo B.T al campo di Benina in Libia. Rientrò in Italia il 5 gennaio 1941, insieme alla sua squadriglia, e si insediarono all’aeroporto F.Bonazzi di Reggio Emilia il 13 marzo. Il 20 aprile 1941 Zaccaria si trasferì al 174° Squadrone RST a Ciampino Sud e tornò con la sua unità in Nord Africa. L’11 gennaio 1942 tornò nuovamente in patria e si unì al Gruppo “C” del 46° Stormo di base a Pisa, ricevendo la promozione a Sergente Maggiore. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Zaccaria decise di unirsi alla neonata Aeronautica Republicana. Angelo Zaccaria ricevette una Medaglia d’Argento, una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor Militare durante la sua carriera aeronautica. Ha volato su diversi tipi di aerei tra cui il Fiat AS.1, CR.42 e G.50, il Breda Ba.25, il Caproni Ca.133 e Ca.164, Savoia-Marchetti SM.81 e SM.79, Romeo Ro.41, Reggiane Re.2001 e infine il Macchi MC.205V.

WarbirdsNews vuole ringraziare Roberto Bassi presidente del Gruppo Ricerche Storiche Aeronautiche per la versione italiana di questo articolo.

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