“Nessuna… parola. Nessuna parola per descriverlo! Avrebbero dovuto mandare un poeta…”

Gli incendi di pneumatici sono diversi.

C’è una ragione per cui l’incendio di pneumatici a Springfield è una battuta ricorrente nei Simpson: incarna l’idea di scarsa lungimiranza e pianificazione, di provare a realizzare qualcosa senza pensare veramente a tutte le conseguenze.

C’è spesso un aspetto di non curarsi degli astanti o delle parti future che i fumi nocivi di un incendio di pneumatici colpiranno, per non parlare del fatto che quei fumi sono garantiti per essere orribili. (Il contenuto dei fumi di un incendio di un cassonetto è casuale, ma generalmente meno probabile che sia altrettanto orribile.)

Ma c’è una componente chiave di un incendio di pneumatici che si distingue da un incendio di cassonetti, ed è la più rilevante quando la usiamo per descrivere la tecnologia: gli incendi di pneumatici non sono un sottoprodotto delle “normali operazioni”. Abbiamo dovuto dargli fuoco. E a differenza degli incendi dei cassonetti, gli incendi di pneumatici bruciano molto più a lungo. Sono estremamente difficili da estinguere una volta che sono iniziati, sempre che ci preoccupiamo di provare a spegnerli.

In effetti, forse questo è l’aspetto più importante dell’analogia: gli incendi di pneumatici possono bruciare lentamente per settimane (o addirittura decenni!) A causa di questo, potremmo stare bene ammucchiando tutti i nostri pneumatici, ma mentre bruciano sotto la superficie, non reagiamo per spegnere il fuoco, perché non lo vediamo nemmeno finché non è troppo tardi.

E’ per questo che la battuta sui Simpson è un pilastro: l’incendio dei pneumatici a Springfield è andato così fuori controllo che la comunità fa spallucce, va avanti e per lo più lo ignora, accettando che è quello che hanno costruito e che spegnerlo è troppo difficile ora.

Interessante, questi effetti sono tutti noti. Intuitivamente sappiamo che gli incendi di pneumatici sono un male. Davvero brutti. Eppure una serie di circostanze, da qualche parte, ha portato alla conclusione che costruirne e alimentarne uno era una linea d’azione migliore che… beh… no.

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