Letteratura buddista.

Durante la sua vita il Buddha insegnò non in sanscrito vedico, che era diventato incomprensibile al popolo, ma nel suo dialetto indiano del NE; incoraggiò anche i suoi monaci a diffondere i suoi insegnamenti in vernacolo. Dopo la sua morte, il canone buddista fu formulato e trasmesso per tradizione orale, e fu messo per iscritto in diverse versioni nel 2º e 1º secolo a.C. Le sue principali divisioni sono state scritte nel 2º e 1º secolo a.C. Le sue divisioni principali, chiamate pitaka, sono il Vinaya o regole monastiche, i Sutra (Pali Sutta) o discorsi del Buddha, e gli AbhidharmaAbhidharma
, scuole di filosofia buddista. Il primo buddismo analizzava l’esperienza in 5 skandhas o aggregati, e alternativamente in 18 dhatus o elementi.
….. Clicca sul link per maggiori informazioni. (Pali Abhidhamma) o metafisica scolastica. Sono inclusi anche i Jataka, storie sulle nascite precedenti del Buddha, molte delle quali sono di origine non buddista. L’unica versione indiana completa del canone oggi esistente è quella della scuola Theravada dello Sri Lanka, in lingua Pali, scritta nel 29-17 a.C. (vedi PaliPali
, lingua appartenente al gruppo Indic della sottofamiglia indo-iraniana della famiglia delle lingue indoeuropee. Alcuni studiosi la classificano come un Prakrit, o dialetto vernacolare del sanscrito classico.
….. Clicca sul link per maggiori informazioni. ). I testi buddisti dell’India settentrionale erano scritti in un tipo di sanscrito influenzato dai vernacoli. Il buddismo Mahayana produsse la propria classe di sutra, e tutte le scuole di buddismo generarono un considerevole corpo di commenti e filosofia. L’intero corpus di scritti buddisti fu tradotto in cinese durante un periodo di mille anni, a partire dal 1° secolo d.C.. Questo fu uno sforzo collaborativo di monaci stranieri e cinesi. La sua edizione più recente, il Taisho Daizokyo (1922-33), è in 45 volumi di circa 1.000 pagine di caratteri cinesi ciascuno. La traduzione dei testi buddisti in tibetano fu iniziata nel VII secolo. La redazione finale del canone fu ad opera dello storico buddista Bu-ston (1290-1364) ed è in due sezioni, il Kanjur (traduzione della parola del Buddha) e il Tanjur (traduzione dei trattati), che consiste complessivamente di circa 320 volumi di scrittura tibetana. La traduzione tibetana è estremamente letterale, seguendo il sanscrito quasi parola per parola e basata su equivalenze sanscrito-tibetano standardizzate per i termini buddisti; quindi è particolarmente utile per gli studiosi.

Bibliografia

Vedi M. Cummings, Lives of the Buddha in the Art and Literature of Asia (1982).

Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.