Ti fai strada superando quelle guardie… Team America. Fotografia: Melinda Sue Gordon/AP

La minaccia di uno sciopero degli attori di Hollywood il 30 giugno, giustificata o meno, ha rianimato la mia convinzione che la recitazione cinematografica e gli attori cinematografici sono ampiamente sopravvalutati. La recitazione cinematografica è la meno qualificata di tutte le arti dello spettacolo e quella che ha meno bisogno di formazione. Come è stato dimostrato più volte, chiunque può essere preso dalla strada ed essere trasformato in una grande performance sullo schermo. Si può immaginare di fare lo stesso con un ballerino di danza classica, un cantante d’opera o un pianista classico? Come disse una volta Spencer Tracy, “Tutto quello che devi fare è conoscere le tue battute e non sbattere contro i mobili.”

Questo era evidente fin dall’esperimento di Lev Kuleshov con il montaggio nei primi anni venti. Kuleshov montò un cortometraggio in cui le inquadrature del volto del celebre attore Ivan Mosjoukine erano alternate a varie altre inquadrature (un piatto di zuppa, una bella ragazza, una vecchia in una bara). Quando il film fu mostrato ad un pubblico, essi lodarono la recitazione di Mosjoukine che mostrava espressioni di fame, desiderio e dolore mentre “guardava” le tre cose diverse, credendo che l’espressione sul suo viso fosse ogni volta diversa. In realtà, le riprese del volto piuttosto inespressivo di Mosjoukin erano identiche.

È un fatto che quasi chiunque può essere un buon attore cinematografico – vecchio, giovane, infermo, intellettuale, stupido, bello o brutto. Anche gli animali possono dare interpretazioni meravigliose: lo testimonia Balthazar di Robert Bresson. Tra gli altri “attori” non professionisti di Bresson, l’indimenticabile Nadine Nortier in Mouchette, Claude Laydu in Diario di un prete di campagna e Martin La Salle in Pickpocket.

Per Bresson, “meno gli attori sanno del film, più mi piace. Chiedo loro solo: ‘Siete seduti qui – guardate quella porta’. Poi lo proviamo 10 volte. Poi dico: ‘Quando siamo lì, dite questa frase. Ditela nel modo più calmo possibile, nel modo più meccanico possibile”. Nell’azione, vedete, quello che questa ragazza o questo ragazzo ha dentro avviene senza che loro lo sappiano.”

Alcune delle più grandi interpretazioni del cinema sono state fatte da chi non aveva mai recitato prima o dopo: Falconetti in La passione di Giovanna d’Arco di Carl Dreyer; Lamberto Maggiorani ed Enzo Staiola in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, e Carlo Battisti in Umberto D di De Sica; il tredicenne Edmund Meschke in Germania anno zero di Roberto Rossellini. I bambini, in generale, sono attori brillanti sullo schermo, come si può vedere in diversi film iraniani degli ultimi anni. Ma, che si tratti di bambini, adulti o animali, gli attori sono bravi quanto i loro registi. Gli attori stanno al regista come la creta sta allo scultore.

Pensate agli attori che sono associati a un regista e non sono mai altrettanto bravi senza di loro: per esempio Kinuyo Tanaka e Kenji Mizoguchi, Chishu Ryu e Yasujiro Ozu, Anna Karina e Jean-Luc Godard, Toshiro Mifune e Akira Kurosawa, Jean-Pierre Leaud con Godard e Francois Truffaut, Edith Scob e Georges Franju, Monica Vitti e Michelangelo Antonioni.

Tuttavia, esonero le star del cinema da questa discussione perché impartiscono immagini complesse che contengono molteplici significati, relativi al loro percepito fuori dallo schermo tanto quanto al loro personaggio sullo schermo. Sono presenze iconiche piuttosto che interpreti, che fanno affidamento sul loro aspetto e sulle loro personalità fabbricate. Il pubblico, fin dall’inizio dello star system, che esiste ancora, non ha pagato per vederli recitare, ma per vederli comportarsi come ci si aspetta che si comportino.

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