Metternich e il Concerto d’Europa

I massicci sconvolgimenti sociali dei periodi rivoluzionario e napoleonico provocarono una reazione di più immediata e vasta portata degli scritti dei teorici conservatori. Durante il periodo 1815-48, lo statista austriaco principe Metternich, una grande influenza in Austria e in Europa in generale, dedicò le sue energie per erigere una catena antirivoluzionaria di alleanze internazionali in tutta Europa.

Metternich
Metternich

Metternich, disegno a gesso bianco e nero di Anton Graff, c. 1803-05; nel Kupferstichkabinett, Dresda, Germania.

Per gentile concessione dello Staatliche Kunstsammlungen, Dresda, Ger.

Metternich fu una figura dominante al Congresso di Vienna, la conferenza internazionale di pace convocata nel 1814 vicino alla fine delle guerre napoleoniche. L’accordo di pace, raggiunto a Vienna nel 1815, era basato su principi conservatori condivisi dal delegato austriaco, Metternich; il delegato britannico, Visconte Castlereagh; il delegato francese, Talleyrand; e lo zar russo Alessandro I, precedentemente liberale. Questi principi erano il tradizionalismo, in reazione a 25 anni di rapidi cambiamenti; il legittimismo (monarchia ereditaria come unica regola legittima); e la restaurazione dei monarchi spodestati dopo il 1789.

Le grandi potenze europee tentarono anche di imporre la pace attraverso conferenze periodiche tra i governi che diedero vita a un periodo di cooperazione internazionale noto come il Concerto d’Europa. Il sistema del Concerto, che equivaleva a una forma rudimentale di governo internazionale, fu usato per arbitrare pacificamente diverse dispute internazionali e per sopprimere le rivolte liberali all’interno dei confini degli stati membri.

Secondo Metternich, le rivoluzioni liberali degli anni 1820 e ’30 in Spagna e in parte dell’Italia e della Germania erano “antistoriche” e irrealistiche. I liberali erano impegnati in un futile tentativo di imporre le istituzioni inglesi del governo parlamentare e della monarchia costituzionale in luoghi dove non avevano radici storiche. Usando argomenti presi in prestito da Burke, egli insisteva sulla necessità di una continuità con il passato e di uno sviluppo ordinato e organico. Da qui i suoi commenti sarcastici sulle rivoluzioni liberali a Napoli e altrove:

Un popolo che non sa né leggere né scrivere, la cui ultima parola è il pugnale-ottimo materiale per i principi costituzionali!…La costituzione inglese è il lavoro di secoli….Non esiste una ricetta universale per le costituzioni.

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