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Re degli Ostrogoti, nato nel 454 d.C. (?); morto il 26 agosto 526. Era un figlio illegittimo di Teodomiro, della famiglia reale ostrogota di Amali. A otto anni Teodorico fu portato come ostaggio alla corte di Costantinopoli. Qui imparò a comprendere l’educazione data dalla civiltà antica. A diciotto anni gli fu permesso di tornare in patria e divenne il capo di una grande orda di suoi compatrioti, il cui numero crescente li spinse a cercare nuove terre. Come re degli Ostrogoti fu a volte un alleato, a volte un nemico, degli imperatori. Le incoerenze della sua politica possono probabilmente essere spiegate dal fatto che aveva come rivale un altro Teodorico, chiamato Strabone (strabico), che era in grado di influenzare la Corte di Costantinopoli contro di lui. Quando Strabone morì nel 481, Teodorico il Grande ricevette dall’imperatore Zenone i titoli di patricius e magister militum e nel 484 fu nominato console.
Teodorico era ora costretto a partire con la sua gente per conquistare nuovi territori. La rotta da seguire fu suggerita dall’imperatore Zenone. Gli Ostrogoti dovevano espellere l’usurpatore Odoacre, e così l’imperatore pensava di liberarsi di pericolosi vicini. Nel 488 Teodorico si mise in marcia con la sua gente e un gran numero di Rugi. Nel 489 sconfisse Odoacre sulla Nonsa, poi a Verona, e nel 490 sull’Adige. Lo assediò poi a Ravenna e lo costrinse ad arrendersi nel 493. Teodorico promise a Odoacre sia la vita che la libertà, ma lo uccise durante un banchetto temendo forse che potesse ribellarsi di nuovo.
Stabilito così il dominio di Teodorico sull’Italia, egli mostrò subito il suo apprezzamento per l’antica cultura e l’organizzazione politica dell’Impero, pretendendo di esserne il vicegerente e il restauratore in Europa occidentale. I suoi sforzi in questa veste furono fedelmente appoggiati dal suo ministro Cassiodoro. Orgoglioso della sua nazionalità gotica, Teodorico, a differenza dei precedenti imperatori barbari, credeva possibile conciliare gli interessi romani e quelli germanici. Il suo popolo gli sembrava uguale ai Romani per antichità di discendenza e fama militare, ed egli si rendeva conto che il suo potere poggiava unicamente sulle prodezze gotiche. Apparentemente il suo regno era una continuazione dell’Impero Romano; in realtà la sua politica era in diretta e fondamentale contraddizione con la concezione romana, secondo la quale ogni individualità nazionale doveva essere persa nello Stato nel suo insieme. Questa teoria di governo che cercava di sopprimere le nazionalità era avversata da Teodorico: egli aveva un profondo rispetto per l’indipendenza nazionale, e aveva più volte preso le armi per mantenerla.
Tra i suoi numerosi progetti c’era quello di unire in un unico sistema armonioso, intorno alle rive del Mediterraneo, tutte le nazioni barbare in conflitto, e per questo aiutò ripetutamente il re franco Clodoveo contro gli Alamanni e i Visigoti. Egli basava la sua autorità per portare avanti questa vasta politica non sulla sua carica di vicegerente dell’imperatore d’Oriente, ma, come diceva lui, sulle leges gentium. Il grado preciso della sua dipendenza dall’Impero Bizantino non è noto: certamente riconosceva la sua sovranità e desiderava mantenere relazioni amichevoli con Costantinopoli. Tuttavia, le “Variæ” di Cassiodoro, una raccolta di documenti del regno di Teodorico, mostrano che egli credeva fermamente che l’Impero d’Occidente fosse continuato nella sua persona. I numerosi matrimoni tra la sua famiglia e le famiglie reali di altri regni germanici avevano senza dubbio lo scopo di preparare la strada al predominio della sua dinastia in Occidente. Tuttavia la sua supremazia era divisa: per i Goti era il re, per i Romani il patrizio. Entrambe le nazioni erano governate dalle proprie leggi. L’Edictum Theodorici del 512 aveva lo scopo di introdurre un certo grado di uniformità nel diritto penale. Tutti i decreti di Teodorico, compreso questo codice, erano nel loro linguaggio molto concilianti nei confronti dei Romani: la popolazione romana doveva considerare la supremazia gotica la garanzia della sua sicurezza e prosperità.
In realtà il regno di Teodorico sembrò portare ancora una volta un’età dell’oro alla penisola duramente provata. Esperti di trivellazione furono portati dall’Africa per aiutare a ripristinare la coltivazione del paese senz’acqua dove i boschi erano stati abbattuti; e le paludi furono prosciugate. Furono proibiti i libri di magia e i teatri, furono emanati editti per la protezione dei monumenti antichi. La letteratura romana tornò a fiorire in Italia: il suo rappresentante più brillante fu Boezio, che seppe combinare gli alti ideali del cristianesimo con la dignità della filosofia antica. Pur tollerando la Chiesa cattolica, Teodorico si considerava il protettore dell’arianesimo; di conseguenza cercò di intervenire diplomaticamente a favore degli ariani che venivano perseguitati da Giustiniano I. Ciononostante permise una completa libertà alla Chiesa cattolica, almeno per quanto riguardava il dogma, sebbene si considerasse autorizzato a nominare un papa, o ad agire come arbitro nello scisma tra Simmaco e Laurentius, e in generale a portare qualsiasi ecclesiastico in giudizio. Questo stesso re che era venuto in Italia come rappresentante dell’imperatore non avrebbe dovuto, alla fine del suo regno, usare una crudeltà così barbara nel sopprimere quella rivolta nazionale romana contro il dominio gotico in cui l’opposizione della Chiesa romana all’arianesimo portò il papa, Costantinopoli e il laicato colto a unirsi. Il Senato, nella sua funzione giudiziaria, fu ordinato di processare coloro che erano implicati in questa cospirazione, e Boezio e il suo vecchio suocero, il senatore Simmaco, furono condannati a morte. Teodorico soccombette agli effetti dell’amara convinzione che la sua politica conciliatoria aveva fallito, e da quel momento la sua salute declinò. Fu sepolto nella tomba veramente regale di Ravenna. Più tardi uno zelo eccessivo spinse a disotterrare il re ariano, ma egli continua a vivere in una meravigliosa leggenda, che assume molte forme, come il re guerriero dell’età eroica del popolo tedesco. Nelle notti di tempesta i contadini sussurrano ancora di Dietrich di Berna, come chiamano Teodorico, che cavalca nell’aria con i suoi selvaggi seguaci.
Fonti
CASSIODORO, ed. MOMMSEN, Variæ (Berlino, 1894); MOMMSEN, Ostgotische Studien in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deustsche Geschichtskunde, XIV XV; HODGKIN, Italy and her Invaders (London, 1892-); VILLARI, Le invasioni barbariche in Italia (Milano, 1905); HARTMANN, Geschichte Italiens im Mittelalter, I (Leipzig, 1897); PFEILSCHOFTER, Theodorich der Grosse (Mainz, 1910).
A proposito di questa pagina
Citazione APA. Kampers, F. (1912). Teodorico il Grande. In L’enciclopedia cattolica. New York: Robert Appleton Company. http://www.newadvent.org/cathen/14576a.htm
Citazione MLA. Kampers, Franz. “Teodorico il Grande”. L’enciclopedia cattolica. Vol. 14. New York: Robert Appleton Company, 1912. <http://www.newadvent.org/cathen/14576a.htm>.
Transcription. Questo articolo è stato trascritto per New Advent da Marjorie Bravo-Leerabhandh.
Approvazione ecclesiastica. Nihil Obstat. 1 luglio 1912. Remy Lafort, S.T.D., Censore. Imprimatur. +John Cardinal Farley, Arcivescovo di New York.
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