Mentre la storia mondiale tende a concentrarsi maggiormente sulla scena dell’Europa occidentale, War History Online sostiene che c’era un altro regno in Europa a cui si dovrebbe prestare attenzione, il Regno d’Ungheria. Questo regno crebbe abbastanza nella seconda metà del XV secolo per essere definito una superpotenza, con un esercito significativamente grande e potente a sua protezione, con un nome che suona pauroso di per sé: L’Armata Nera d’Ungheria.
In questo periodo, Mattia Corvino sedeva sul trono, godendo di lunghi anni senza una seria minaccia ottomana, grazie a suo padre, János Hunyadi. Matthias non solo eccelleva nel governare il regno ungherese e nell’organizzare le questioni finanziarie, ma era anche un letterato, che introdusse il Rinascimento in Ungheria, il primo fuori dall’Italia. Grazie a lui, la scienza e le arti prosperarono in Ungheria, e fondò anche la seconda biblioteca più voluminosa d’Europa dopo quella italiana, la Biblioteca Corviniana.
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Matthias Corvinus ebbe la sua buona dose di battaglie e nemici, comprese le due maggiori potenze e minacce dell’epoca, il Sacro Romano Imperatore e gli Ottomani. Il coraggio e le abilità militari di Mattia erano abbinate al suo feroce corpo, l'”Armata Nera”, che era uno spettacolo davvero raro da vedere, dato che l’unica altra nazione che aveva un esercito permanente addestrato era la Francia. Tuttavia, come sottolinea War History Online,
l’esercito ungherese era il doppio di quello di Luigi XI, con circa 25-30 mila uomini.
Inoltre, era il primo esercito europeo dotato di armi da fuoco – il 25% degli uomini portava armi da fuoco nell’Armata Nera.
La forza dell’Armata Nera di Mattia risiedeva nell’addestramento degli uomini: essendo composta da mercenari, i soldati erano abili nelle armi, mentre gli eserciti degli altri regni erano composti da contadini che dovevano essere addestrati e non avrebbero comunque raggiunto lo stesso livello quando si trattava di combattere. Va notato che questi mercenari erano soliti razziare i confini del regno ungherese, e assumendoli, Mattia non solo acquisì uomini abili ma si liberò anche di un problema.
Anche se Mattia viene spesso chiamato “Il Giusto”, non bisogna trascurare che introdusse pesanti tasse perché aveva bisogno delle entrate per poter pagare i mercenari in tempo, ma le tasse lo resero impopolare tra il suo popolo. Aveva anche un lato che non conosceva pietà quando si trattava di ribelli: alcuni di loro furono perdonati e gli fu permesso di rientrare nell’esercito, ma
altri non furono così fortunati, poiché furono o torturati, fatti a pezzi o decapitati.
Secondo lo stesso racconto di Mattia, la sua fanteria e la cavalleria pesante lavoravano insieme, la cavalleria aiutava a prevenire che i nemici si chiudessero con gli uomini a piedi, e la fanteria combatteva dietro muri di pavises, alti e larghi scudi semi-rettangolari che venivano disposti bordo a bordo per formare una sorta di fortezza mobile – scrive War History Online.
E’ molto probabile che l’Armata Nera sia stata la prima a usare carri come barriere mobili difensive. Un gran numero di questi carri indica che questo fu un precursore della guerra mobile corazzata. Nonostante questa novità, Mattia tornò alle vecchie usanze romane, che si manifestavano nel molestare il nemico (mentre la cavalleria pesante e la fanteria si impegnavano con il nemico, la fanteria leggera molestava i fianchi del nemico e impediva ai rinforzi e ai rifornimenti di entrare nel campo di battaglia), nell’esplorazione, nelle incursioni e nei fiancheggiatori.
A causa delle tattiche che prediligevano sul campo di battaglia, è ancora ignota l’origine del loro nome. Alcune fonti affermano che ‘nero’ denota l’armatura nera indossata dagli uomini, mentre altre sostengono che a quei tempi,
‘nero’ significava ‘spietato’ e ‘duro’, il che sembrerebbe ovvio, data la loro implacabilità e durezza.
L’Armata Nera uscì vittoriosa dalla maggior parte delle battaglie che combatté, anche se la più famosa resta la battaglia di Breadfield, 1479, in Transilvania. Il nemico da distruggere era l’Impero Ottomano, combattuto da un esercito europeo multietnico. La battaglia fu essenzialmente vinta da Pál Kinizsi, che caricò il centro turco con la sua cavalleria pesante dell’Armata Nera e 900 fanti serbi, spezzando l’esercito ottomano quasi istantaneamente. Questa vittoria rafforzò la reputazione di Mattia, e gli ottomani non osarono attaccare il regno ungherese negli anni seguenti.