Nel 1971, Monod pubblicò Chance and Necessity, un libro basato su una serie di conferenze che aveva tenuto al Pomona College nel 1969. Il libro è un breve ma influente esame delle implicazioni filosofiche della biologia moderna, scritto per un pubblico generico. Monod riconosce il suo legame con gli esistenzialisti francesi nell’epigrafe del libro, che cita i paragrafi finali del Mito di Sisifo di Camus. Riassumendo i recenti progressi in diverse aree della biologia, compresa la sua ricerca, Monod evidenzia i modi in cui l’informazione prende forma fisica e quindi diventa capace di influenzare gli eventi nel mondo. Per esempio, l’informazione che permette a un enzima proteico di “selezionare” solo uno dei vari composti simili come substrato di una reazione chimica è codificata nella precisa forma tridimensionale dell’enzima; quella precisa forma è a sua volta codificata dalla sequenza lineare di amminoacidi che costituiscono la proteina; e quella particolare sequenza di amminoacidi è codificata dalla sequenza di nucleotidi nel gene per quell’enzima.
Nel titolo del libro, “necessità” si riferisce al fatto che l’enzima deve agire come fa, catalizzando una reazione con un substrato ma non un altro, secondo i vincoli imposti dalla sua struttura. Mentre non si può dire che l’enzima in sé abbia una scelta sulla sua attività, l’impulso della ricerca di Jacob e Monod, vincitrice del premio Nobel, è stato quello di mostrare come una cellula batterica possa “scegliere” se effettuare o meno la reazione catalizzata dall’enzima. Come spiega Monod, un modo in cui la cellula può fare tale scelta è sintetizzare o meno l’enzima, in risposta al suo ambiente chimico. Tuttavia, la scelta di sintesi/non sintesi è a sua volta governata da interazioni biochimiche necessarie tra una proteina repressore, il gene per l’enzima e il substrato dell’enzima, che interagiscono in modo che il risultato (sintesi dell’enzima o no) differisca a seconda della composizione variabile dell’ambiente chimico della cellula. L’organizzazione gerarchica e modulare di questo sistema implica chiaramente che possono esistere ulteriori elementi regolatori che governano, sono governati da, o altrimenti interagiscono con qualsiasi dato insieme di componenti regolatori. Poiché, in generale, l’attività batterica che risulta da questi circuiti regolatori è in accordo con ciò che è vantaggioso per la sopravvivenza della cellula batterica in quel momento, il batterio nel suo complesso può essere descritto come se facesse scelte razionali, anche se i componenti batterici coinvolti nel decidere se fare un enzima (repressore, gene e substrato) non hanno più scelta sulle loro attività rispetto all’enzima stesso.
Monod mostra un paradigma di come la scelta a un livello di organizzazione biologica (attività metabolica) è generata da interazioni necessarie (senza scelta) a un altro livello (regolazione genica); la capacità di scegliere nasce da un complesso sistema di cicli di feedback che collegano queste interazioni. Continua a spiegare come la capacità dei sistemi biologici di conservare l’informazione, combinata con le variazioni casuali durante la replicazione dell’informazione (cioè le mutazioni genetiche) che sono individualmente rare ma comuni in aggregato, porta alla conservazione differenziale di quell’informazione che ha più successo nel mantenere e replicarsi. Monod scrive che questo processo, agendo su lunghi periodi di tempo, è una spiegazione sufficiente (anzi l’unica spiegazione plausibile) per la complessità e l’attività teleonomica della biosfera. Quindi, gli effetti combinati del caso e della necessità, che sono suscettibili di indagine scientifica, spiegano la nostra esistenza e l’universo che abitiamo, senza la necessità di invocare spiegazioni mistiche, soprannaturali o religiose.
Mentre riconosce la probabile origine evolutiva del bisogno umano di miti esplicativi, nel capitolo finale di Chance and Necessity Monod sostiene una visione del mondo scientifico oggettiva (quindi senza valori) come guida alla valutazione della verità. Descrive questo come un'”etica della conoscenza” che interrompe le vecchie ontologie filosofiche, mitologiche e religiose, che pretendono di fornire sia valori etici che uno standard per giudicare la verità. Per Monod, la valutazione della verità separata da qualsiasi giudizio di valore è ciò che libera gli esseri umani ad agire autenticamente, richiedendo loro di scegliere i valori etici che motivano le loro azioni. Egli conclude che “l’uomo sa finalmente di essere solo nell’immensità insensibile dell’universo, dal quale è emerso solo per caso. Il suo destino non è scritto da nessuna parte, né il suo dovere. Il regno di sopra o l’oscurità di sotto: sta a lui scegliere”. Anche se apparentemente squallido, in confronto ai concetti che l’umanità appartiene a qualche processo inevitabile e universale, o che un Dio benevolo ci ha creato e ci protegge, un’accettazione della valutazione scientifica descritta nella prima parte della citazione è, per Monod, l’unica base possibile di una vita umana autentica ed etica. È ragionevole concludere che Monod stesso non trovava questa posizione squallida; la citazione che ha scelto da Camus per introdurre Chance and Necessity finisce con la frase: “
Nel 1973, Jacques Monod fu uno dei firmatari del Manifesto Umanista II.
Il sociologo Howard L. Kaye ha suggerito che Monod fallì nel suo tentativo di bandire “mente e scopo dal fenomeno della vita” in nome della scienza. Potrebbe essere più accurato suggerire che Monod ha cercato di includere la mente e lo scopo nell’ambito dell’indagine scientifica, piuttosto che attribuirli a cause soprannaturali o divine. Mentre Monod non affronta esplicitamente la mente o la coscienza, la sua ricerca scientifica ha dimostrato che la biologia include cicli di feedback che governano sistemi interagenti di reazioni biochimiche, in modo che il sistema nel suo complesso può essere descritto come avente uno scopo e che compie delle scelte. Gli scritti filosofici di Monod indicano che ha riconosciuto l’implicazione che tali sistemi potrebbero sorgere ed essere elaborati dall’evoluzione attraverso la selezione naturale. L’importanza del lavoro di Monod come ponte tra il caso e la necessità dell’evoluzione e della biochimica da un lato, e il regno umano della scelta e dell’etica dall’altro, può essere giudicata dalla sua influenza su filosofi, biologi e informatici come Daniel Dennett, Douglas Hofstadter, Marvin Minsky e Richard Dawkins.